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Type de textesource
TitreTrattato delle perfette proporzioni
AuteursDanti, Vincenzo
Date de rédaction
Date de publication originale1567
Titre traduit
Auteurs de la traduction
Date de traduction
Date d'édition moderne ou de réédition1960
Editeur moderneBarocchi, Paola
Date de reprint 

, p. 235-236

E non ha dubbio che l’arte del disegno può, con la pittura, con la scultura e con l’architettura, tutte le cose che si veggiono imitare o veramente ritrarre ; e non solamente le cose celesti e naturali, ma l’artifiziali ancora di qual si voglia maniera ; e, che è più, può fare nuovi composti e cose che quasi parrano tal volta dall’arte stessa ritrovate : come sono le chimere, sotto le quali si veggiono tutte le cose in modo fatte che, quanto al tutto di loro, non sono imitate dalla natura, ma sì bene composte parte di questa e parti di quella cosa naturale, facendo un tutto nuovo per sé stesso. Le quali chimere intendo io che sieno come un genere, sotto cui si comprendono tutte le specie di grottesche, di fogliami, d’ornamenti di tutte le fabbriche che la architettura compone e d’infinite altre cose che si fanno dall’arte, le quali, come s’è detto, nel loro tutto non rappresentono cosa alcuna fatta dalla natura, ma sì bene nelle parti vanno questa e quell’altra cosa naturale rappresentando.

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, « Della differenza ch’io intendo che sia tra l’immitare e ritrarre » (numéro ch. XVI) , p. 264-267

Il ritrarre sarebbe il perfetto mezzo ad essequire l’arte del disegno, se non fusse che queste cose, le quali la natura e l’arte produce, sono, come ho detto, le più volte imperfette e di qualità e di quantità, per cagione di molti accidenti. Tutte le forme della natura intenzionali in se stesse sono bellissime e proporzionatissime, ma non tutte le volte la materia è atta a riceverle perfettamente, e sopra questo mancamento, che la materia il più delle volte non riceva la perfezzione della forma, si distende il modo dell’operare con la imitazione, come accennai nel principio. Il qual modo va prima considerando e discorrendo la intenzione formale nella cosa che la natura ha prodotta in atto. […] Il modo poì e la via che si tiene nel ritrarre le cose con gran facilità, rispetto all’imitare, si mette in opera. Perché l’artefice che vuole questa o quella cosa ritrarre, senz’altra specolazione o discorso intorno all’essere della cosa, solo col mezzo della memoria va cercando quello che con gli occhi vede, et in questo caso la memoria si adopera, in quanto che, veduto una cosa, serba in sé l’imagine di quella, per quello spazio che le mani dell’artefice, con l’occhio insieme, si mettono a operare. E per questo si può dire che sia tanto differente il ritrarre all’imitare, quanto è differente lo scrivere istorie dal far poesie, come dissi di sopra ; e che tanto più sia nobile e di più considerazione l’artefice che usa l’imitare, di quello che usa il ritrarre, quanto senza comparazione è più nobile e in maggior grado il poeta che non è l’istorico. […] Ma il ritrarre non può avere in sé perfezzione di artifizio, se non depende dall’imitazione, né può essere buono un ritratto di mano di qual si voglia artefice, se non ha in sé qualche parte d’imitazione. Né si vede alcuno, che bene faccia ritratti di cose vive, il quale non sia di qualche perfezzione del tutto del modo dell’imitazione capace.

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